EL CARMELO (ECUADOR) – Richard Carapaz, la maglia rosa in carica, dalla sua casa di El Carmelo, in Ecuador, ha risposto ad un’intervista pubblicata oggi da La Gazzetta dello Sport nella quale esprime tutto il suo dolore per la situazione in atto con la diffusione del Coronavirus. “Ho il cuore spezzato per quello che sta succedendo nel mio Paese e nel mondo intero a causa della pandemia. Sono triste, è una pena”, ha dichiarato il vincitore del Giro d’Italia 2019 a la Rosea.

In patria, lo scorso anno, è diventato un eroe sportivo: primo della storia a vincere un Grande Giro. Per la stagione 2020 ha scelto la maglia del Team Ineos ed era venuto in Europa a febbraio, dopo il Tour Colombia, per partecipare alla Strade Bianche e poi alla Tirreno-Adriatico. Ma il Coronavirus ha stravolto tutti i programmi e così, come molti altri sudamericani, ha deciso di fare ritorno in Patria.

“Fino al 17-18 marzo sono uscito in bicicletta – ha raccontato l’ecuadoriano –, dopo non più. E ora queste disposizioni dovrebbero essere prorogate per un altro mese”.

L’Ecuador è uno dei Paesi più colpiti del Sudamerica con circa 4.000 casi e 200 morti, ma si tratta di dati molto sottostimati. Le immagini, circolate sui media nei giorni scorsi, di cadaveri bruciati o abbandonati in strada hanno scioccato l’opinione pubblica mondiale. “Non è facile trovare le parole. È durissima. La zona che sta soffrendo di più è quella di Guayaquil, vicino al mare. Da dove abito io sono circa 700
chilometri, è una città-chiave per l’economia e il commercio. Tutti abbiamo visto quelle immagini strazianti. Mi hanno fatto molto male”.

A El Carmelo e dintorni la situazione com’è? Gli domanda Ciro Scognamiglio della Gazzetta. “C’è meno gente, ci sono meno contagi. I miei genitori vivono a pochi chilometri da me. Stiamo bene. Sto pensando di dare aiuti alimentari a chi è rimasto senza lavoro: è qualcosa di molto piccolo, ma può essere di grande aiuto”.

Nel frattempo Carapaz si allena a casa con i rulli e con esercizi a corpo libero. “Ma non è semplice perché non c’è nessuna prospettiva concreta adesso di quando e come si potrà tornare a correre. Anzi, è complicato il solo immaginarlo. E di sicuro non è la cosa più importante, perché è la salute a venire prima di tutto il resto”, dice.

Carapaz puntava a confermarsi al Giro, ma in un anno il mondo è davvero cambiato. E ora cosa sogna? “Normalità. Che la vita torni a scorrere come prima. Vale per me, per la mia gente, per il ciclismo e per tutto il mondo”.