Il Giro d’Italia in questo maggio non c’è. E allora ance noi riprendiamo con piacere e proponiamo a tutti nostri lettori l’iniziativa SenzaGiro. Una squadra di scrittori e di illustratori ogni giorno racconterà lo svolgimento della corsa rosa mettendo in campo fantasia e passione per il ciclismo. Le storie di “un Giro che non c’è”, ugualmente appassionante e con un fine benefico.

È UN’INIZIATIVA BENEFICA, DONA SUBITO

Piano Provenzana, 13 maggio 2020

dal nostro inviato: Giacomo Pellizzari
illustrazione di Tiziana Longo

5a tappa: Enna-Etna (PIano Provenzana)

Nell’estate del 1950, lo scrittore americano Truman Capote prende casa ai piedi dell’Etna, dalle parti di Taormina. Una foto lo ritrae accovacciato sui gradini di una abitazione dalle pareti bianche come il gesso. Indossa un paio di sandali in cuoio, ha la camicia sbottonata e dei pantaloni enormi: tre taglie più della sua. Truman Capote ha 26 anni ma ha la faccia da bambino che avrà anche a 60: una faccia da bambino che è in preda alle meraviglie del mondo, guai a svegliarlo.

La vegetazione, la casa a picco sul mare, isolata, senza acqua corrente né elettricità, si trasformano ben presto in un formidabile detonatore creativo. In uno stato di semi-trance, Capote termina di scrivere qui, sotto ‘a Muntagna, uno dei suoi romanzi più belli anche se meno noti: L’arpa d’erba.

Si dice che l’aria del vulcano faccia bene non solo agli scrittori, ma a tutte le menti creative. A coloro che cercano sempre una via d’uscita dai calcoli e dal raziocinio. Un modo per sentirsi liberi, qualunque sia il prezzo da pagare. Chiedete, per curiosità, ad Alberto Contador quale sia la sua montagna (e la sua salita) preferita.

Deve pensarla così anche Giulio Ciccone, il “capitan futuro” della Trek-Segafredo. Perché, a 3 km dal traguardo della quinta tappa, la Enna-Etna, l’abruzzese vola via. Dopo ore passate a boccheggiare nell’entroterra afoso, dopo i primi tornanti fuori da Linguaglossa, tra borracce bevute d’un fiato e gelati che si squagliano nelle mani dei bimbi, va in scena la prima vera fuga del Giro 2020.

Poco importa se è solo un’operazione studiata a tavolino dal team di Luca Guercilena per togliere inutili grattacapi a Nibali, rediviva Maglia Rosa ad Agrigento. Poco interessa se Dumoulin, Lopez, Majka, Yates, Froome seguono a distanza, senza dannarsi troppo l’anima.

L’azione di Giulio è di quelle travolgenti. Limpida, schietta, il perfetto sequel di quella dell’anno scorso sul Mortirolo.

Il vento oggi soffia peggio che sul Ventoux. E l’Etna è il Mont Ventoux del Giro. Stessa altezza del Gigante della Provenza, 1900 m. Stesso clima estremo: caldissimo o freddissimo, a seconda di come gli gira. Con Eolo che può soffiare a 100 km all’ora oppure starsene zitto zitto. Un terno al lotto.

A un giovane spettatore vola il cappellino giallo-rosso, è un modello vintage anni ’80, pare uscito direttamente dalla serie tv Stranger Things: Ceramiche Ariostea, c’è scritto. Quasi si infila nell’anteriore di Giulio. Ma quello è in trance, nemmeno se ne accorge: come Truman Capote segue il suo flow. Il bello è che nessuno dei suoi colleghi pare averlo capito.

Fosse tra noi oggi, il romanziere americano, l’autore di A sangue freddo e Colazione da Tiffany, chiuderebbe gli occhi e sogghignerebbe. Lui, l’effetto del Mongibello, lo conosce bene. Sa fino a dove può arrivare.

Giulio è utile a Vincenzo, ma vuole essere utile soprattutto a se stesso, si capisce in fretta. C’è qualcosa di magico, come il pepe in una minestra fin lì un po’ insipida, nel suo insistente alzarsi sui pedali davanti alla lava. Tutto avviene negli ultimi 3 km  di salita, quando le pendenze superano il 10% e toccano l’11% (la pendenza media dell’ultimo tratto è 9%). Formolo, dopo l’exploit di due giorni fa, barcolla, forse “sente” troppo la competizione tutta italiana, perde la ruota dei migliori. Carapaz, sopraggiunto dalle retrovie, lo passa.
La bocca del vulcano si fa sinistramente più vicina: una leggenda narra che, nel V secolo a.C, il filosofo Empedocle ci cadde dentro, vittima della sua eccessiva curiosità.

Come non aver voglia di andare in fuga in un posto del genere? Giulio ascolta l’ispirazione. Nibalone, che traina il gruppo dei migliori, fatica a stargli a ruota, lo vorrebbe più lento e parsimonioso, il suo gregario. Froome si è attardato, non è giornata, nemmeno questa. Dumoulin non rischia e si attacca alla ruota di Vincenzo. Lopez gli va dietro, con lui ci sono anche Majka e Yates.

Giulio rallenta, negli auricolari gli han detto di non pigiare a tavoletta. Vorrebbe mandarli a quel paese, è chiaro, ma quest’anno ha saggi propositi: meno impulso, più strategia. Alleggerisce di un pignone e aspetta lo Squalo.
I due salgono assieme, si danno cambi regolari, parlottano tra loro. Poi, finalmente, quando gli uomini di classifica sono sotto controllo, Vincenzo lascia andare il suo scudiero. Giulio gli prende un paio di metri, si volta, capisce che è fatta. A due passi dalla bocca dell’inferno, protetto dalla foresta, agguanta il primo arrivo in salita di questo Giro.

Froome è l’unico dei big (a meno di considerare Evenepoel, oggi però in netto ritardo) a pagare dazio: 10 secondi. Sommati a quelli dell’altro ieri fa più di 1 minuto. Tanto, forse troppo. Scuote la testa, il britannico, schiva le telecamere e si avvia nervoso verso i rulli. Punizione nella punizione. Si infila le cuffie e inizia a frullare. La sua specialità.
Arriva Sagan, acciaccatissimo, quasi al limite del tempo massimo. Sbuffa: credeva di aver già dato tutto, in quanto a sofferenza, sul Tourmalet due anni fa.

Post Scriptum bucolico: questo versante dell’Etna, mai affrontato prima dal Giro, è una autentica meraviglia. Dapprima ulivi e vigne, poi ginestre, betulle e lava, quindi pini e foresta. Mille paesaggi in una sola salita. Mareneve: così si chiama la strada che da Linguaglossa si inerpica fino al bivio per Piano Provenzana. Una striscia di asfalto che sfida l’impossibile. La strada richiede costante manutenzione: colpa delle infinite eruzioni “minori”. Quelle dalle feritoie della Muntagna, le più pericolose.
Sull’altro versante, quello sud, c’è l’osservatorio di Piano Vetore. Dicono che da lì le stelle, complice l’assenza quasi totale di inquinamento luminoso, diano alla testa. C’è da crederci. Quella di Ciccone brilla già con una certa intensità.


Ascolta Roberta Pazi che legge il racconto della quinta tappa


Classifiche

Ordine d’arrivo tappa 5

1 Giulio Ciccone
2 Vincenzo Nibali a 3”
3 Tom Dumoulin st
4 Miguel Angel Lopez st
5 Rafal Majka st
6 Simon Yates st
7 Richard Carapaz st
8 Davide Formolo a 8”
9 Jakob Fuglsang a 13”
10 Chris Froome a 13”

Classifica Generale tappa 5

1 Vincenzo Nibali
2 Tom Dumoulin a 2″
3 Davide Formolo a 24”
4 Giulio Ciccone a 26”
5 Jakob Fuglsang a 36”
6 Miguel Angel Lopez a 45”
7 Tim Wellens a 51”
8 Wilco Kelderman a 53’
9 Richard Carapaz a 54”
10 Simon Yates a 01’05”
Rafal Majka a 01’11”
Romain Bardet a 01’12”
Chris Froome a 01’14”
Damiano Caruso a 01’18”
Remco Evenepoel a 01’31”
Tejay Van Garderen a 01’47”
Il’nur Zakarin a 01’54”

Maglie tappa 5

maglia rosa: Vincenzo Nibali
maglia ciclamino: Elia Viviani
maglia azzurra: Giulio Ciccone
maglia bianca: Remco Evenepoel

 

COSA È SENZAGIRO?

Un maggio senza Giro è qualcosa di impensabile per gli appassionati di ciclismo. Per questo motivo, in omaggio a una tradizione che dal 1909 accompagna la Corsa Rosa, abbiamo pensato di regalarci e di regalare a chi avrà la voglia, e la bontà, di seguirci le storie di “un Giro che non c’è”. Una iniziativa a sostegno della raccolta fondi per sostenere le attività di Namasté, associazione che opera sul territorio di Bergamo assistendo migliaia di persone fragili, in una terra particolarmente colpita dal nuovo Coronavirus.

Una squadra di scrittori e di illustratori ogni giorno racconterà lo svolgimento della corsa rosa mettendo in campo fantasia e passione per il ciclismo. Ciascuna tappa avrà un narratore e un illustratore diverso: l’invenzione della corsa e la classifica che ne deriveranno andranno a comporsi in un puzzle di sguardi differenti, in una visione d’insieme che è sport, geografia, paesaggio, storia e storie lungo le strade e la primavera del Giro.