Valeria Curnis: dai paletti dello slalom ai gpm del ciclismo
ALZANO (BG) – Se si digita il nome Valeria Curnis nei motori di ricerca, i risultati porteranno sulle piste di sci: un link alla Federazione Italiana Sport Invernali, uno alla sua esperienza come istruttrice di sci a Selvino, uno come maestra della Giorgio Rocca Ski Academy. Ma, tra queste ricorrenze, iniziano a fare capolino le notizie di ciclismo, con la 27enne bergamasca che, accantonata la carriera agonistica da sciatrice, nel 2019 ha iniziato a pedalare sul serio; prendendoci gusto: le prime granfondo, i primi risultati (alcuni dei quali eclatanti) e, nel 2021 la decisione di dare l’assalto al mondo professionistico.
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Una parabola inusuale che è giunta a compimento lo scorso autunno, quando la ragazza della Valle Seriana ha firmato il suo primo contratto come Elite con la Isolmant Premac Vittoria di Giovanni Fidanza.
«Una giornata che ricorderò per tutta la vita», conferma Valeria Curnis, classe 1995. «Da un lato l’emozione di aver realizzato quel sogno coltivato negli ultimi anni; dall’altra la certezza di essermi guadagnata una chance per mettermi alla prova».
Diventare professionisti è il sogno di una vita di molti atleti; lei ci ha impiegato pochissimo…
«Da bambina avevo intrapreso un altro percorso, quello sugli sci. La mia atleta di riferimento era Denise Karbon; quando la mia famiglia si è trasferita in Australia ho accantonato questo sport; una volta tornata in Italia all’età di 12 anni ho rimesso gli sci ai piedi, ma qualcosa era cambiato: in gara non avevo le stesse sensazioni e nemmeno lo stesso feeling sulla neve, così a 16 anni ho deciso di fermarmi».
Maturò in quegli anni la decisione di passare al ciclismo?
«No; dopo essermi scottata con lo sci non volevo sentir parlare di agonismo. Pedalavo per il gusto di pedalare; ma nulla più. Il focus era sugli studi».
Quando tornò la voglia di agonismo?
«Nel 2019: completo la laurea triennale in scienze motorie e mi regalano una nuova bici, una Specialized Tarmac. Il nuovo mezzo riaccende la voglia di competizioni. Immaginarmi in un gruppo non mi spaventa più, inizio ad allenarmi, vedo che mi trovo bene e partecipo alle prime granfondo: la GF Garda, la Bra-Bra e la Felice Gimondi, che concludo seconda».
Quale percorso ha scelto della Gimondi?
«Il percorso medio e per una ragione ben precisa: provarmi su chilometraggi simili a quelli delle corse professionistiche. Una scelta fatta anche alla Nove Colli, chiusa al quarto posto, e alla Maratona delle Dolomiti, dove taglio il traguardo terza. In me ormai era balenata l’idea: una volta completata la laurea magistrale mi sarei presa un anno per provare a fare la ciclista».
Non deve essere stato facile trovare squadra per una debuttante…
«Non lo è stato. Quando ho iniziato a guardarmi in giro nel 2021 erano poche le squadre disposte a ingaggiare una ragazza di 25 anni senza esperienza. Ma ormai avevo deciso e non mi sarei arresa: ho chiesto aiuto a Beppe Guerini, lui mi presentato Marco Bazzana della Valle Seriana – Cene e da metà 2022 ho potuto, con i loro colori, partecipare a otto gare con le Elite, tra cui il Giro delle Marche, sfruttando come supporto logistico l’ammiraglia della Isolmant Premac Vittoria».
Non ci dica che anche questo salto le è risultato facile…
«Affatto; tanto che la prima gara non la terminai: mi schierai al via già sfinita dalla tensione; provai ad andare a tirare e spesi troppe energie per riuscire a stare in gruppo».
Quali sono le differenze tra le granfondo e le competizioni su strada?
«C’è un abisso: nelle granfondo vai di regolarità, trovando il tuo passo; in gara si va di rilanci, scatti, c’è il nervosismo del gruppo e la lettura tattica della corsa. Mi sono trovata proiettata in un nuovo mondo, dove scoprivo cose che per le mie più giovani compagne erano scontate, come su quale lato della strada stare per essere meno esposta al vento».
Secondo lei perché Giovanni Fidanza ha deciso di scommettere su di lei?
«Penso per il mio impegno, la mia tenacia e la mia determinazione. E poi ha capito che avevo tanto da lavorare e enormi margini di miglioramento».
Li ha già scoperti questi margini?
«Ho iniziato a scoprirli. Per me questa è stata la prima preparazione invernale: ogni giorno in sella, due sedute a settimana in palestra, due volte a settimana a piedi; e poi l’approfondimento sull’alimentazione, per capire quali fossero i prodotti più indicati a me quando sono in gara. So di essere migliorata tanto, ma quanto rispetto alle mie colleghe lo capiremo solo nelle prime gare».
A quando il debutto?
«Il 7 marzo al Trofeo Ponente in Rosa: non vedo l’ora. Ho già detto a Giovanni che lì voglio mettere in strada tutto quello che ho».
Quali sono le gare a cui sogna di partecipare?
«Non ce ne è una in particolare. Il mio sogno è correre e mettermi alla prova, per provare a me stessa che in questa realtà che sognavo da tre anni ci posso stare».
Mi pare che lei sia una ragazza che si pone molti obiettivi. Cosa vorrebbe raggiungere in questa stagione?
«Come mi ha chiesto Fidanza, voglio essere la migliore versione di me; vorrei concludere l’anno orgogliosa di quanto fatto, non tanto per i risultati, ma per aver avuto il coraggio di essermi messa in gioco e la forza di averci provato fino in fondo».