Via i dopati dalle Olimpiadi, guerra al doping! Ma intanto la scienza va avanti, le tecnologie anche, e la cultura fatica a tenere il passo. La cultura – ovvero quella conoscenza della realtà, quelle  nozioni tenute insieme e guidate da una certo concetto del mondo e della vita – fatica a capire la profondità di quanto va accadendo, il suo significato. Si dice: guerra al doping! Ma poi quando ci si interroga non banalmente su che cosa sia il doping allora si resta dubbiosi, incerti.
La scienza avanza, ogni giorno scopre sostanze nuove. Prima  la chimica aiutava nel fare sentire meno la fatica (amfetamine), poi ha aiutato a far sì che il sangue portasse ai muscoli più ossigeno – cioè più “combustibile” del normale, quindi si sono scoperti gli ormoni che sviluppano muscolature potenti… Ora si parla di doping genetico, ovvero di interventi sugli atleti realizzati in modo da agire addirittura sul loro patrimonio genetico in modo da modificarlo quel tantino che renda più efficiente il loro organismo. Sono ricerche che riguardano prima di tutto la medicina, ma che poi possono trovare ricadute nello sport.
Modificare il corredo genetico di quel tantino di modo che si sviluppi una certa resistenza alla fatica, facendo in modo che “naturalmente” i globuli rossi – per esempio – trasportino maggiori quantità di ossigeno, che “naturalmente” vengano smaltite rapidamente le tossine e l’acido lattico che la fatica comporta… Ricerche fatte per la medicina, per sconfiggere malattie e stati senili devastanti. Terapie che promettono una sorta di lunga gioventù, che meditano di sconfiggere la vecchiaia.
39-doping genetico
Possibile? Sarà ancora umana una creatura con muscoli e legamenti che le consentano di saltare in alto tre metri? Di correre i cento metri in sei secondi? Di sollevare cinquecento chili di peso? Sarà ancora umana una creatura programmata geneticamente per dormire – diciamo – solo tre ore per notte ed essere poi in splendida forma il giorno dopo?
Ma, in fondo, che cosa è l’essere umano? Che cosa lo definisce con precisione?
Domande, domande. Poche risposte. Un termine “Post umani” che può esaltare, o mettere brividi di paura.
Nello sport e non soltanto. Che uomo sarà quello che si profila entro i prossimi cento anni? E a che società darà vita?
Ma torniamo al nostro ciclismo e piangiamo la sconfitta di Vincenzo Nibali alle Olimpiadi. Vincenzo mi è piaciuto per la sua schiettezza. Non ha incriminato la sfortuna per la sua caduta a undici chilometri dal traguardo. Ha detto che ce la stava mettendo tutta, che quella curva era molto insidiosa, che lui l’ha affrontata bene, ma che qualcosa non ha funzionato, la ruota è scivolata e lui si è ritrovato in terra. Nibali ha spiegato che stava andando al massimo, che sapeva di rischiare. Ma voleva la medaglia d’oro e senza prendere rischi non l’avrebbe mai acciuffata.
E’ andata male, ma bravo Vincenzo che riconosce la sua responsabilità e le regole del gioco. Ha rischiato e ha perso.
Se non avesse rischiato avrebbe perso comunque.
Bene.
Alla prossima, Vincenzo!
Buone pedalate a tutti.