Grande Lisa Morzenti, ci hai fatto sorridere, ci hai fatto sognare un po’. Medaglia d’argento ai mondiali di ciclismo a cronometro per juniores, femminile. Un risultato di grande prestigio e commuove un po’ pensare alle chiacchierate con tuo padre, anche lui dipendente dell’Eco di Bergamo, anche lui ciclista appassionato. Tuo padre che parlava della sua Lisa e del suo Diego, tutti e due in sella a una bicicletta, tutti e due ottimi atleti. La passione, l’amore di un papà. E poi vedere Lisa lì, sul podio. Che bella cosa.
I mondiali di ciclismo in Qatar a me sembrano una cosa da film fantasy. Cioè una cosa adatta al regno della fantasia. I ciclisti che pedalano in mezzo alla polvere e alle rocce del deserto, con temperature che salgono sopra i quaranta gradi. E per fortuna che siamo a metà ottobre. Che cosa può succedere a luglio? Mondiali in Qatar, in un paese arabo, in un mondo islamico che fatichiamo a capire, che ci sembra tanto lontano. Senza arrivare alle follie estremiste, il mondo arabo ci appare comunque qualcosa di estraneo, come basato su presupposti sociali diverso dai nostri. Forse non è così vero. Anche questa passione comune per il ciclismo rappresenta un ponte, un ennesimo ponte fra due culture diverse, ma che possono aiutarsi a capire meglio il mondo, e la vita. Senza in alcun modo combattersi.
Che cosa faranno gli italiani in Qatar? Per adesso bevono acqua e sali come spugne, fanno fuori decine di borracce al giorno per via del caldo opprimente. Durante la gara i rifornimenti saranno essenziali, ma non facili da distribuire in tali quantità. Ricordo l’amico Cecilio Testa quando andò ad affrontare in bici il deserto della California: per non finire disidratati lui e i suoi amici portarono uno zainetto colmo di acqua sulle spalle con una cannetta pronta da inserire nella bocca: le borracce non bastavano.
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Dal grande ciclismo al piccolo ciclismo. Domenica ho affrontato la seconda gara della stagione, dopo la prima, a chilometri zero, la scalata da Predore a Parzanica, conclusa con un glorioso penultimo posto, ora è stata la volta di una competizione a cronometro, sempre in quella zona: la Predore-Tavernola-Predore, per un totale di 11,3 chilometri che ho percorso sotto il cielo grigio, davanti al lago, in 18 minuti e 55 secondi, più o meno come avevo previsto. Alla fine il piazzamento è stato sul cinquantesimo posto con una novantina di partecipanti. Posso ben essere contento! L’importante era partecipare…