TRENTO (TN) – Il trentino Stefano Nardelli ha ufficializzato la sua decisione di lasciare il ciclismo pedalato anche a causa di problemi fisici che hanno reso complicate le sue ultime stagioni. Ha deciso di comunicarlo sul suo profilo Facebook con una lettera che vi riportiamo qui sotto. 

Non sono uno a cui piace scrivere poemi riguardanti me sui social.
Detto questo ora mi devo contraddire, perché tutti continuano a chiedermi come vanno le gare, quali sono i miei prossimi appuntamenti, come mai ti sei fermato, ecc.., dato che la mia linea è sempre stata quella di essere il piú trasparente e onesto possibile, senza mai nascondere la verità, preferisco mettere nero su bianco ciò che mi ha portato a fare questa scelta.

Ho deciso subito dopo il Campionato Italiano di fine giugno di lasciare il ciclismo come atleta.
Purtroppo verso metà giugno, nonostante l’intervento di ablazione che mi ha tenuto fermo un mese a marzo e la successiva ripresa ad alti livelli, mi sono nuovamente comparse delle forma benigne di tachicardie.

Avrei la possibilità di fare un altro intervento e risolvere definitivamente il problema (che pensavo in realtà di aver finalmente risolto con il primo intervento), ma il fatto è che perderei anche questa stagione e dovrei farne un’altra, come un cane che cerca di mordersi la coda in un circolo vizioso.

Ma bisogna avere il coraggio di dire basta, riconoscere i propri limiti, ché nel mio caso non dipendono da me, sfortunatamente, ma da un fattore esterno, cui non ho potuto fare molto.

È la quarta stagione che devo convivere con questo fastidio, che ho scoperto come risolvere solo la primavera di quest’anno, grazie a persone cui sono molto grato, e che fino a quel momento mi aveva limitato parecchio, costringendomi a soste sia in allenamento ma soprattutto in gara per aspettare che passasse il momento di battito accelerato, per poi riprendere a pedalare facendo finta che nulla fosse accaduto.
Ogni tanto mi è successo anche nella vita normale, fuori dalla bici.

Un limite fisico (che per fortuna i medici hanno assicurato senza rischi per la salute, cose che possono nascere dopo i 20 anni), ma in particolare mentale: partire per gare e allenamenti con il pensiero “che non mi venga, che mi debba fermare” piuttosto che al pensiero di dare il 100%, di pensare alla gara; è anche uno dei motivi per cui in gara non sono riuscito ad esprimere il mio massimo potenziale, a parte in qualche occasione.

Ho trovato solo a marzo la soluzione a questo, con un’intervento di ablazione cardiaca, dato che era un problema di conduzione elettrica che dava l’impulso al cuore e nel mio caso creava una sorta di cortocircuito; e l’intervento mi ha fatto stare subito bene, ritrovare sicurezza e voglia di gareggiare, tornando già dopo 20 giorni di ripresa a piazzarmi con i primi.
Ma a giugno ancora: è stata una mazzata.

Per la tenacia che ho, non avrei dubbi nel credere di riuscire un’altra volta a rialzarmi e continuare, dato che è dal 2014 che non riesco a fare una stagione completa e convivo con questo limite fisico, ma so anche di essere una persona intelligente e credo che il treno sia ormai passato…quest’anno sarebbe stato quello buono, ma purtroppo la sorte non va sempre nella giusta direzione e bisogna essere realisti e obbiettivi nelle scelte.

Non vuole essere un segno di resa, ma un guardare in faccia la realtà, anche perché gli anni passano e l’età avanza.
Non sono una persona particolarmente propensa a perdere tempo e quindi, avendo dato tutto come atleta per questo sport, non ho alcun rimpianto per la mia scelta, se non quello di avere un motore molto sopra la media (e quelli che mi conoscono lo sanno bene) e non averlo sfruttato al massimo, ma anche quella è una dote e ci vuole pure quella nello sport di successo.

Ora si aprirà per me una nuova parentesi, perché in questi anni, oltre a pedalare, ho pensato bene di studiare sul campo cosa sta dietro ad una prestazione ciclistica, ad un mio allenamento, quindi mi rivedrete sicuramente presto sotto un’altra veste in questo ambiente, dato che mi iscriverò all’università di scienze motorie.

Non posso non ringraziare tutte le squadre nelle quali ho militato ed essergli molto grato (Gardolo, Montecorona, Gavardo, Unieuro, MGKVis) e le persone fidate che mi hanno sempre stimato e sostenuto, che non sto qui ad elencare, perché loro stesse sanno che gli sono infinitamente riconoscente senza citarne direttamente il nome (quelle vere non sono molte); mi hanno fatto crescere, mi hanno sostenuto nei momenti difficili, ci sono sempre state.

Fra queste le uniche che cito sono i miei genitori e mio fratello, perché meritano una citazione a parte, persone che non amano stare sotto la luce dei riflettori ma con la loro umiltà ci sono sempre stati: a loro devo tanto e non aggiungo altro.

Credo di non essere stato molto sintetico e un plauso speciale va alle persone che sono arrivate in fondo a questo papiro, ma ho voluto condividere questa tappa importante della mia vita, perché adoro la trasparenza e l’onestà.
Vi ho rubato abbastanza tempo, ci vedremo presto alle corse!

Nardo