VERONA (VR) – «Sono favorevole a ridurre il numero dei corridori per squadra ai grandi Giri, ma anche il numero totale dei corridori al via». Francesco Moser lo ritiene «un passaggio necessario per ridurre i pericoli in corsa e mettere maggiormente in evidenza l’individualità». «Ora ci sono troppi pericoli, soprattutto per chi ha la responsabilità della corsa, si va sempre più forte ed è più facile cadere. Con meno corridori per squadra, sarebbe anche più difficile controllare la corsa a beneficio dello spettacolo» (foto Photobicicailotto).

Moser è intervenuto alla “Feltrinelli” di Verona alla presentazione del libro che ricorda la “sfida leggendaria” tra Francesco e Fignon al Giro d’Italia 1984, nel quale il trentino strappò la maglia rosa al francese nell’ultima tappa a cronometro da Soave all’Arena di Verona. “Il duello” è scritto da due giornalisti veronesi, Lorenzo Fabiano (scrive per “Il Corriere di Verona”) e Matteo Fontana (“Corriere di Verona” e corrispondente de “La Gazzetta dello Sport”).

Moser dice di «aver vissuto a Verona la vittoria più bella, ma che anche il record dell’ira ha avuto grande importanza». Al riguardo, ha riferito di «aver ritrovato la bici del record, che avevamo dato in prestito in giro, in Toscana, ma di non averla avuta indietro perché quel… “furfante” (ride, ndr) diceva che ormai era sua».

Sul prossimo campionato del mondo, osserva: «Bisognerebbe che gli italiani smettessero di pensare di avere la squadra più forte e di dover controllare la corsa, io quella la lascerei andare. Meglio non tirare il gruppo, lasciar lavorare gli altri e cercare la fuga». Ammette: «Fare il corridore oggi è più difficile rispetto ai miei tempi. Oggi, uno nulla deve sbagliare, ai miei tempi si poteva recuperare. Chi decide di correre, deve essere professionista al 100 per cento, in tutto».