Fenomeno Peter Sagan, si ripete al Mondiale di Doha
DOHA (QATAR) – Quando vince il migliore al mondo è difficile recriminare per un percorso che sulla carta non avrebbe dovuto regalare emozioni. Peter Sagan ha vinto il Mondiale in linea dei professionisti per il secondo anno consecutivo con una volata perfetta, mettendosi dietro il britannico Mark Cavendish ed il belga Tom Boonen e confermando che è l’uomo più forte nelle classiche di un giorno.
Un mese fa, in occasione del successo ai Campionati Europei ebbe a dire: “Una gara si vince o inventadosi qualcosa negli ultimi chilometri oppure in volata….”. Sembrava quasi anticipare l’esito del Mondiale. Dopo il successo solitario o scorso anno a Richmond, a Doha ha deciso di attendere la volata. Mettere la testa fuori nel deserto non era proprio il caso. Meno che mai tentare la sorte nei chilometri finali del circuito. Ha atteso gli ultimi 200 metri per lanciare la volata quando era in quinta-sesta posizione. Ha rimontato tutti, a cominciare dall’azzurro Giacomo Nizzolo (ottimo 5° alla fine), partito a 300 metri: “Sono stato fortunato – ha detto lo slovacco al termine -, ho trovato lo spazio sulla destra. Nizzolo è stato corretto a non chiudermi contro le transenne. Sono riuscito a passare ed è andata bene. Sono contento, anche per la squadra, che si è spesa per mettermi nelle condizioni migliori.”
Lo spunto di Sagan non ha lasciato scampo a Cavendish, che ha deciso, nei momenti decisivi, di abbandonare la ruota dello slovacco per andare sulla sinistra, né a Boonen, che è stato bravo profeta quando ieri aveva dichiarato: “Questo mondiale non finirà con il gruppo compatto… qualcosa mi inventerò prima.” Ed infatti il Belgio, stranamente rispetto alle caratteristiche di questa Nazionale, ha fatto la corsa soprattutto nel deserto, che non ha deciso il nome del vincitore, ma quello degli sconfitti. Infatti, a circa 170 dalla conclusione, complice il vento, il gruppo si divideva grazie al ventaglio aperto dai belgi guidati da Boonen. Restavano avanti una ventina di corridori, tra i quali tutti i migliori Sagan, Cavendish, Boonen, agli azzurri Viviani,Nizzolo, Bennati e Guarnieri.
I belgi, presenti in massa, non si facevano sfuggire l’occasione di mettere all’angolo tedeschi e francesi, gli unici mal rappresentati nella fuga. Il vantaggio dei fuggitivi cresceva lentamente ma inesorabilmente fino ad arrivare, a 50 km dalla fine a 2’. Era il segnale della resa per gli inseguitori, i tedeschi in particolare che di lì a poco perdevano Kittel e Degenkolb, ormai esausti.
Il fuggitivi avevano ormai via libera. A 2 chilometri dalla fine sono ancora tutti insieme, con Viviani che accusava purtroppo i primi crampi. Provava timidamente Terpstra, senza esito. Quindi con più convinzione, Leezer, ma era un fuoco che si esauriva a 600 metri dal traguardo. Gli azzurri, perfetti per tutta la gara, erano nelle condizioni migliori. Guarnieri lanciava Nizzolo: “Sono forse partito troppo presto, ma mi sembra che ci siamo mossi come dovevamo, eppoi… questo ordine di arrivo è veramente regale.”
Lo spunto di Sagan non ha lasciato scampo a Cavendish, che ha deciso, nei momenti decisivi, di abbandonare la ruota dello slovacco per andare sulla sinistra, né a Boonen, che è stato bravo profeta quando ieri aveva dichiarato: “Questo mondiale non finirà con il gruppo compatto… qualcosa mi inventerò prima.” Ed infatti il Belgio, stranamente rispetto alle caratteristiche di questa Nazionale, ha fatto la corsa soprattutto nel deserto, che non ha deciso il nome del vincitore, ma quello degli sconfitti. Infatti, a circa 170 dalla conclusione, complice il vento, il gruppo si divideva grazie al ventaglio aperto dai belgi guidati da Boonen. Restavano avanti una ventina di corridori, tra i quali tutti i migliori Sagan, Cavendish, Boonen, agli azzurri Viviani,Nizzolo, Bennati e Guarnieri.
I belgi, presenti in massa, non si facevano sfuggire l’occasione di mettere all’angolo tedeschi e francesi, gli unici mal rappresentati nella fuga. Il vantaggio dei fuggitivi cresceva lentamente ma inesorabilmente fino ad arrivare, a 50 km dalla fine a 2’. Era il segnale della resa per gli inseguitori, i tedeschi in particolare che di lì a poco perdevano Kittel e Degenkolb, ormai esausti.
Il fuggitivi avevano ormai via libera. A 2 chilometri dalla fine sono ancora tutti insieme, con Viviani che accusava purtroppo i primi crampi. Provava timidamente Terpstra, senza esito. Quindi con più convinzione, Leezer, ma era un fuoco che si esauriva a 600 metri dal traguardo. Gli azzurri, perfetti per tutta la gara, erano nelle condizioni migliori. Guarnieri lanciava Nizzolo: “Sono forse partito troppo presto, ma mi sembra che ci siamo mossi come dovevamo, eppoi… questo ordine di arrivo è veramente regale.”
In realtà davanti ad un Sagan di questa forza era veramente impossibile fare meglio. Lo sa perfettamente Davide Cassani, che porta casa, con il quinto posto di Nizzolo, il miglior risultato della sua gestione ai Mondiali: “Abbiamo fatto quello che dovevamo. Sapevamo che nel deserto si poteva perdere il mondiale e siamo stati attenti, entrando con gli uomini importanti nell’azione decisiva. Abbiamo impostato la volata finale nel migliore dei modi. Alla fine ha vinto il più forte. Non potevamo sinceramente fare diversamente….”.
Si concludono, con questo quinto posto, i Mondiali di Doha dai quali il ciclismo azzurro torna con 3 medaglie: 1 oro, 1 argento e 1 bronzo, frutto del fantastico gruppo delle donne juniores e degli U23. Sono, dal punto di vista statistico, diversi i motivi per sorridere. Prima di tutto perché riconquistiamo un titolo mondiale su strada che ci mancava dal 2011. Poi perché possiamo goderci un gruppo di ragazzi (uomini e donne) che sono possono rappresentare nel modo migliore i nostri colori per tanti anni in futuro. A cominciare dai talenti cristallini di Elisa Balsamo e Filippo Ganna.
Importante anche rilevare come la medaglia di Lisa Morzenti confermi la crescita del movimento anche nel settore della crono: lo scorso anno a Richmond arrivò l’argento di Malori, quest’anno quello della giovane azzurra, che un mese fa ha vinto anche il titolo continentale. Insomma, in questo settore non ci affidiamo più solo al singolo campione.
Infine, altro elemento importante riguarda il bronzo di Marezcko negli U23, sul podio per il terzo evento internazionale consecutivo (da Consonni dello scorso anno a Richmond, passando per il bronzo di Vendrame agli Europei). Anche in questo caso una continuità di risultati che va oltre l’exploit isolato.
Si concludono, con questo quinto posto, i Mondiali di Doha dai quali il ciclismo azzurro torna con 3 medaglie: 1 oro, 1 argento e 1 bronzo, frutto del fantastico gruppo delle donne juniores e degli U23. Sono, dal punto di vista statistico, diversi i motivi per sorridere. Prima di tutto perché riconquistiamo un titolo mondiale su strada che ci mancava dal 2011. Poi perché possiamo goderci un gruppo di ragazzi (uomini e donne) che sono possono rappresentare nel modo migliore i nostri colori per tanti anni in futuro. A cominciare dai talenti cristallini di Elisa Balsamo e Filippo Ganna.
Importante anche rilevare come la medaglia di Lisa Morzenti confermi la crescita del movimento anche nel settore della crono: lo scorso anno a Richmond arrivò l’argento di Malori, quest’anno quello della giovane azzurra, che un mese fa ha vinto anche il titolo continentale. Insomma, in questo settore non ci affidiamo più solo al singolo campione.
Infine, altro elemento importante riguarda il bronzo di Marezcko negli U23, sul podio per il terzo evento internazionale consecutivo (da Consonni dello scorso anno a Richmond, passando per il bronzo di Vendrame agli Europei). Anche in questo caso una continuità di risultati che va oltre l’exploit isolato.
“Continua il momento d’oro del ciclismo azzurro – ha detto il presidente Renato Di Rocco – grazie soprattutto ai giovani, donne juniores e under 23, che in questa stagione hanno ottenuto grandi risultati sia su strada che su pista; ed è questo aspetto che ci fa guardare con grande ottimismo al futuro del nostro sport. In generale le nostre formazioni si sono mosse mostrando un grande spirito di squadra e attaccamento alla maglia azzurra riuscendo, anche quando non siamo saliti sul podio, a dare dimostrazione di compattezza e competitività. Faccio i complimenti a tutti gli atleti, ai tecnici e relativi staff che si sono prodigati per far fare bella figura ai nostri colori anche in condizioni a volte impegnative come si sono state quelle qui in Qatar”.
ORDINE D’ARRIVO:
1 Peter Sagan (Slovacchia) 5:40:43
2 Mark Cavendish (Gren Bretagna)
3 Tom Boonen (Belgio)
4 Michael Matthews (Australia)
5 Giacomo Nizzolo (Italia)
6 Edvald Boasson Hagen (Norvegia)
7 Alexander Kristoff (Norvegia)
8 William Bonnet (Francia)
9 Niki Terpstra (Olanda)
10 Greg Van Avermaet (Belgio)
ORDINE D’ARRIVO:
1 Peter Sagan (Slovacchia) 5:40:43
2 Mark Cavendish (Gren Bretagna)
3 Tom Boonen (Belgio)
4 Michael Matthews (Australia)
5 Giacomo Nizzolo (Italia)
6 Edvald Boasson Hagen (Norvegia)
7 Alexander Kristoff (Norvegia)
8 William Bonnet (Francia)
9 Niki Terpstra (Olanda)
10 Greg Van Avermaet (Belgio)