Anna Kiesenhofer sorpresa d'oro a Tokyo 2020 nella prova in linea Donne. Bronzo di Elisa Longo Borghini
TOKYO (GIAPPONE) – Clamorosa vittoria di Anna Kiesenhofer, unica austriaca in gara, nella prova in linea femminile su strada delle Olimpiadi di Tokyo 2020. Una fuga incredibile che vale a sorpresa la medaglia d’oro e la vittoria più importante della carriera per questa atleta austriaca di 30 anni che non ha un contratto da professionista, che da pochi anni è approdata al ciclismo (dal 2014) dopo essere costretta a lasciare triathlon e duathlon per un infortunio, laureata in matematica e attualmente ricercatrice e insegnate all’Università di Losanna (foto Bettini).
I conti, oggi, ha dimostrato di saperli fare bene, a differneza del resto del gruppo che si è fatto sorprendere e in particolare l’olandese seconda classificata Annamiek Van Vleuten che ha anticipato con un attacco a poco più di 2 chilometri dall’arrivo e sul traguardo ha esultato pensando di aver vinto la medaglia d’oro, ignara della presenza dell’austriaca là davanti a tutte. Splendida medaglia di bronzo anche a Tokyo, come 5 anni fa a Rio2016, per l’italiana Elisa Longo Borghini.
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L’austriaca ha attaccato fin dall’inizio, era infatti una delle componenti della fuga di cinque atlete che è riuscita a costruirsi un vantaggio di 11 minuti. Con la Kiesenhofer, all’attaco c’erano Carla Oberholzer (Sudafrica), Vera Looser (Namibia), Omer Shapira (Israele) ed Anna Plichta (Polonia). Il gruppo ha tardato a reagire e a 41 km dall’arrivo la Kiesenhofer ha staccato le compagne di fuga ed ha cominciato il suo capolavoro solitario.
La medaglia di bronzo olimpica di Elisa Longo Borghini e l’8° posto di Marta Cavalli sono un ottimo risultato per l’Italia. La piemontese conferma di essere la vera antagonista delle olandesi e per lei questa è la seconda medaglia olimpica dopo il bronzo di Rio 2016. Il suo palmares vede anche 2 bronzi mondiali, un argento europeo in linea e 2 bronzi continentali di cui uno a crono.
UN’IMPRESA EPICA
Esclusa dal lotto delle favorite nei pronostici della vigilia, ma all’attacco sin dalle prime pedalate, la Kiesenhofer è protagonista di una gara da favola ed incarna alla perfezione lo spirito olimpico. Tra le tante possibili etimologie di “Monte Fuji”, la vetta simbolo del Giappone attorno alla quale è stato disegnato il percorso di gara, c’è “immortale”. Il successo della Kiesenhofer assume i contorni dell’impresa epica e l’oro olimpico consegnerà senza dubbio il suo nome all’immortalità accanto a quello di atlete del calibro di Marianne Vos, Jeannie Longo e Nicole Cooke. Plurilaureata in matematica, la trentenne austriaca ha calcolato al meglio il consumo energetico di una corsa da quattro ore. Medaglia d’argento per l’olandese Annemiek Van Vleuten, che cinque anni fa aveva tenuto il mondo con il fiato sospeso dopo una rovinosa caduta in discesa mentre volava verso l’oro. Bronzo per Elisa Longo Borghini che, con un acuto nel finale, è uscita dal gruppo per andare a prendersi con le unghie e con i denti la seconda medaglia olimpica consecutiva.
LA CRONACA
Al via della gara olimpica si schierano 67 atlete in rappresentanza di 40 nazioni. Le squadre più numerose (Olanda, Italia, Stati Uniti, Germania e Australia) possono contare solo su 4 atlete. C’è molto bianco in gruppo – a differenza delle normali competizioni per nazionali – per provare a contrastare il caldo umido di Tokyo, senza dubbio uno degli avversari più insidiosi.
Al termine del lungo trasferimento, in corrispondenza del chilometro zero, si forma subito un quintetto composto da Vera Looser (Namibia), Anna Kiesenhofer (Austria), Carla Oberholzer (Sudafrica), Anna Plichta (Polonia), Omer Shapira (Israele). Il gruppo lascia fare le cinque in avanscoperta, il cui vantaggio sul gruppo – anticipato di circa mezzo minuto dalla coppia di contrattaccanti costituita da Selam Ahma (Etiopia) e Mosana Debesay (Eritrea) – arriva ben presto a superare i 5’.
Quando la strada inizia lievemente a salire dal gruppo, ormai scivolato a oltre 7’, escono le sudamericane Catalina Soto Campos (Chile) e Agua Marina Espinola Salinas (Paraguay) che si sostituiscono alla coppia africana all’inseguimento delle battistrada che, nel frattempo, si riducono prima a quattro con l’uscita dai giochi della namibiana Looser e poi a tre quando si stacca anche la Oberholzer.
Poco prima di metà gara, con le tre di testa avvantaggiate di oltre 10’, la campionessa olimpica uscente Anna Van der Breggen si porta in testa al gruppo e aumenta l’andatura quel tanto che basta per riprendere il tandem sudamericano Soto Campos-Espinola Salinas. La dorsale numero uno affianca poi l’ammiraglia per raccogliere borracce fresche da portare alle compagne di squadra. Un gesto da gregaria qualunque, come già aveva fatto Marianne Vos al termine del trasferimento, incaricata dalle compagne di riportare in auto gli smanicati refrigerati bianchi. Nuova caduta olimpica, dopo il terribile incidente di Rio 2016, per Annemiek Van Vleuten: la numero due “orange” impatta contro la danese Jorgensen e ruzzola pesantemente a terra. Le due atlete si rialzano prontamente e perdono qualche secondo per districare le biciclette. Qualche ammaccatura per la Van Vleuten, che necessita dell’assistenza dell’ammiraglia prima di rientrare in gruppo.
Lungo le ultime rampe che portano al GPM di Doshi Road il gruppo inizia ad assottigliarsi. Dalle retrovie iniziano a staccarsi diverse atlete. Il vantaggio delle tre attaccanti della prima ora inizia pian piano a diminuire. Con uno scatto deciso l’indomabile Annemiek Van Vleuten si lancia all’inseguimento del terzetto di testa. Quel che resta del gruppo fatica a reggere il ritmo imposto dall’olandese, la cui fucilata provoca ulteriore selezione nel plotone olimpico. La Van Vleuten si riporta rapidamente a 5’40” da Shapira-Plichta-Kiesenhofer e mantiene circa 30” di vantaggio sul resto del gruppo.
Sul Kagosaka Pass, a circa 40 km dal traguardo, il terzetto di testa di sfalda. Anna Plichta prima e, poco dopo, Omer Shapira non riescono a tenere il passo dell’austriaca Kiesenhofer, che si ritrova così leader solitaria. Al momento dello scollinamento la Van Vleuten è a 5’ con meno di un minuto di vantaggio sul gruppo. In discesa il gruppo esplode: si forma un gruppetto di contro-contrattaccanti che va a riprendere la Van Vleuten proprio mentre Anna Kiesenhofer entra nel circuito automobilistico del Monte Fuji a -25 km dal traguardo. Plichta e Shapira si mantengono in zona medaglie a 1’20” dalla leader, ma il gruppo si avvicina ed è a soli 3’30” dalle due.
La transalpina Juliette Labous esce in caccia di una medaglia e resta al contrattacco in solitudine per diversi chilometri. La nazionale olandese si porta in testa al gruppo e, in poco tempo, l’israeliana della Canyon Sram e la polacca della Lotto Soudal, ormai esauste, vengono riassorbite. Si riaprono dunque i giochi per gli ultimi due gradini del podio olimpico. A poco più di un chilometro dal traguardo Annemiek Van Vleuten ed Elisa Longo Borghini sparano le ultime cartucce di energia rimaste e vanno a conquistare, rispettivamente, la medaglia d’argento e di bronzo. Per l’olandese è la ciliegina sulla torta di una carriera leggendaria. Per Elisa Longo Borghini è uno splendido bis dopo il bronzo di Rio 2016: mai nessuna italiana, prima di lei, era stata capace di salire per due volte sul podio della manifestazione sportiva più ambita. Per la ventinovenne di Ornavasso è la settima medaglia nelle prove in linea tra Olimpiadi, Mondiali ed Europei. Ottava posizione per Marta Cavalli: la ventitreenne cremonese si conferma atleta di spessore e chiude nella top ten all’esordio olimpico.
LE DICHIARAZIONI
Le parole dell’azzurra Elisa Longo Borghini: «Ho corso più di cuore che di gambe. Oggi ho sofferto particolarmente per il caldo. Le olandesi hanno lasciato sfuggire questa ragazza austriaca a cui vanno i miei complimenti. Nel finale Van Vleuten ci ha provato di nuovo e io non sono riuscita a tenerla. Questo risultato è frutto del tanto lavoro, sono abituata fare così, e lo dedico alla mia famiglia con cui condivido i sacrifici. Inoltre grazie alla Nazionale, le Fiamme Oro e alla Trek Segafredo».
Sul traguardo anche il tecnico Dino Salvoldi:«L’Italia ha gareggiato con lucidità e pazienza in una corsa particolare come l’Olimpiade. Noi abbiamo raggiunto il nostro obiettivo. Ci sarà una squadra piuttosto rammaricata questa sera. Brava alla vincitrice Kiesenhofer che non ha rubato nulla. Noi siamo felici di esserci confermati».
Le parole del presidente Cordiano Dagnoni, presidente FCI, commosso sul traguardo: «Una corsa data quasi per finita e poi è uscito questo risultato in una settimana che spero ci porti altre soddisfazioni. Longo Borghini è una certezza, sempre sul podio, speriamo di vederla presto sul gradino più alto. Lo merita». Per l’Italia una settimana importante: «Guarderemo con attenzione alla Mtb, alla pista e alla Bmx con Giacomo Fantoni. Ora attendiamo la gara a cronometro con Filippo Ganna e Alberto Bettiol anche se il percorso non ci favorisce». Un ricordo personale toccante: «Questa è una data per me importante – aggiunge il Presidente – sarebbe stato il compleanno di mio padre Mario, sono commosso. Il 25 luglio mi porta bene perché da tecnico ho vinto anche i campionati italiani ed europei su pista».
Di seguito le parole delle altre azzurre:
Marta Cavalli: «Correre questa gara è stata un’emozione indescrivibile. La mia preparazione non è andata proprio liscia: ho avuto qualche intoppo e questo ha messo in dubbio la mia convocazione. Fortunatamente Dino Salvoldi e la Nazionale hanno avuto fiducia in me, permettendomi di vivere questo sogno a 23 anni. Nonostante la mia gara non sia stata eccellente rimango soddisfatta, e aver portato a casa una medaglia con Elisa è un valore aggiunto: il livello qui è altissimo e il risultato ci ripaga di tutto. Ringrazio le Fiamme Azzurre e la Nazionale che mi ha regalato questa grande possibilità. Me la sto godendo fino all’ultimo».
Marta Bastianelli: «Una bella gara e sono veramente felice per il risultato di squadra. Visto come si era messa la corsa non pensavamo nemmeno più di riuscire a finalizzare il lavoro nel migliore dei modi. Il caldo non ha aiutato: ci ha spente un po’ nel finale dopo aver sofferto molto. Abbiamo però visto quanto Elisa stesse bene, cercando di portarla avanti verso lo strappo dove poi lei ha attaccato, dando il massimo per rimanere unite. E’ stata un’esperienza anomala, sia per quanto riguarda il contesto del villaggio sia per come poi è andata la corsa: siamo rimaste tutte sorprese dalla fuga, ma avevamo bene in mente che l’Olanda fosse la squadra da battere, per cui dovevamo solo rimanere unite e giocarcela nel circuito. E’ andata benissimo così».
Soraya Paladin: «Non stavo benissimo, quindi ho cercato di mettermi a disposizione delle compagne, nettamente più in forma di me. Quando ho tagliato il traguardo e ho visto il terzo posto di Elisa è stata un’emozione incredibile, se lo merita. Correre un’Olimpiade è bellissimo perché quando crei così tanto entusiasmo è sempre un onore e un orgoglio».
ORDINE D’ARRIVO:
1 Anna Kiesenhofer (Austria) 3:52:45
2 Annemiek van Vleuten (Olanda) 0:01:15
3 Elisa Longo Borghini (Italia) 0:01:29
4 Lotte Kopecky (Belgi0) 0:01:39
5 Marianne Vos (Olanda) 0:01:46
6 Lisa Brennauer (Germania)
7 Coryn Rivera (Stati Uniti)
8 Marta Cavalli (Italia)
9 Olga Zabelinskaya (Uzbekistan)
10 Cecilie Uttrup Ludwig (Danimarca)
Media km/h: 35,317