Richard Carapaz manda in estasi l'Ecuador. Oro olimpico nella prova in linea di Tokyo 2020
TOKYO (GIAPPONE) – Richard Carapaz porta in estasi l’Ecuador regalando al suo Paese una bellissima medaglia d’oro nella prova in linea di ciclismo su strada alle Olimpiadi di Tokyo 2020. È la prima volta di una vittoria olimpica su strada di un corridore sudamericano.
Il 28enne ecuadoriano del Team Ineos Grenadiers, vincitore del Giro d’Italia nel 2019, è stato grande protagonista nel finale della prova olimpica e con tempismo perfetto ha indovinato l’allungo decisivo con cui ha sorpreso tutti gli altri favoriti.
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Carapaz ha trovato la mossa decisiva a 25 km dall’arrivo, quando ha risposto ad un allungo dell’americano Bradon McNulty. I due facevano parte del drappello di testa con dentro tutti i maggiori favoriti di giornata. A 5,8 km dall’arrivo, l’ecuadoriano se ne è andato tutto solo verso il sogno olimpico.
Carapaz ha mantenuto il suo vantaggio sul circuito finale della Fuji Speedway ed è andato a cogliere la più grande vittoria in una gara di un giorno della sua carriera. Una vittoria destinata a restare nella storia, conquistata con grande caparbietà e classedopo sei ore di corsa in condizioni climatiche calde e umide.
Nello sprint per le medaglie d’argento e di bronzo, secondo posto per il belga Wout van Aert (Belgio) e terzo il recente vincitore del Tour de France Tadej Pogacar (Slovenia).
Prima parte di gara dominata da una lunga fuga promossa da Juraj Sagan (Slovacchia), Nicholas Dlamini (Sudafrica), Michael Kukrle (Rep. Ceca), Polychronis Tzortzakis (Grecia), Orluis Alberto Aular Sanabria (Venezuela) ed Eduard Grosu (Romania). Il loro vantaggio massimo è stato di 20 minuti, poi il gruppo ha recuperato terreno e la corsa è esplosa, come prevedibile, sul Mikuni Pass, quando ha attaccato Tadej Pogacar (Slovenia), seguito da Brandon McNulty (Stati Uniti) e Richard Carapaz (Ecuador). Sui tre si sono poi riportati anche Michael Kwiatkowski (Polonia), Rigoberto Uran (Colombia), Alberto Bettiol (Italia) e poi pure David Goudu (Francia), Wout van Aert (Belgio), Adam Yates (Regno Unito), Maximilian Schachmann (Germania) e Bauke Mollema (Olanda).
Nella successiva discesa hanno allungato, come detto, Carapaz e McNulty che, approfittando anche del controllo stretto tra gli avversari, hanno guadagnato terreno. Sfortunato l’azzurro Alberto Bettiol frenato dai crampi a 14 chilometri dalla conclusione.
Il secondo momento decisivo della giornata è sullo strappo che introduce all’utodromo e Carapaz riesce a staccarsi di ruota anche McNulty e a volare via verso la vittoria, verso un grande sogno realizzato.
Il 14° ed il 20° posto con Alberto Bettiol e Gianni Moscon sono i migliori risultati ottenuti dagli azzurri in Giappone sull’impegnativo percorso olimpico di 234 km tra il Musashinonomori Park di Chofu e il Fuji Speedway.
Gli azzurri hanno disputato una gara da protagonisti, portando nel finale il capitano designato, Alberto Bettiol, che però è stato colpito da crampi a circa 14 km dall’arrivo.
La voce della FCI giunge dal Presidente Cordiano Dagnoni: “Sono soddisfatto del lavoro della squadra ed i piani prestabiliti sono stati seguiti fedelmente. I corridori sono andati anche bene. Bettiol ha detto di non essere stanco, stava ancora bene. Purtroppo i nostri sogni di medaglia sono andati in frantumi, anche se la squadra azzurra è sempre temuta”.
Subito dopo aver tagliato il traguardo abbiamo raccolto le dichiarazioni degli azzurri:
Il primo a parlare è il CT Davide Cassani: “Peccato per i crampi di Alberto Bettiol. Non sappiamo per quale motivo siano venuti, soprattutto in un tratto di strada in cui era discesa ed è stato costretto a smettere di pedalare”. Il CT si sofferma sulla prestazione del collettivo: “Sono orgoglioso dei miei azzurri, hanno dato il massimo. Sapevamo di non essere i favoriti, ma abbiamo interpretato un’ottima corsa”.
Tra i primi a concedersi ai giornalisti Gianni Moscon, decisamente provato: “Si sudava tantissimo su questo percorso molto esigente. Abbiamo provato a rompere i piani dei favoriti. Sul Mikuni pass è stata quasi una questione di sopravvivenza. Ripeto: Abbiamo disputato una corsa logorante in cui non si dovevano sprecare energie”.
L’abruzzese Giulio Ciccone, caduto dopo 60 chilometri, confessa di aver avuto una giornata no: “Mi sono messo a disposizione. Il nostro piano era di essere al servizio di Bettiol, che era quello che stava meglio. La gara è stata molto strana e non toccava a noi tirare. Il risultato ha premiato chi veniva dal Tour de France”.
L’uomo di esperienza Vincenzo Nibali ha chiosato: “Ci è mancato poco. Noi abbiamo cercato di anticipare. Anche io l’ho fatto per la salita, uscendo in un momento che ritenevo buono con un atleta di valore come Remco Evenepoel. Personalmente stavo bene, ma in una giornata come questa era come giocare a scacchi. Bettiol e Moscon erano per il finale. Sono felice per la prova del gruppo”.
Tocca a Cassani chiudere: “Ora ci aspetta la crono e sarà piuttosto dura. Bettiol avrà la possibilità di riscattarsi e con Filippo Ganna sapranno fare bene”.
Domani tocca alle donne. «Siamo serene per questa avventura olimpica» affermano le azzurre Elisa Longo Borghini, Marta Bastianelli, Marta Cavalli e Soraya Paladin.
ORDINE D’ARRIVO:
1 Richard Carapaz (Ecuador) 6:05:26
2 Wout van Aert (Belgio) 0:01:07
3 Tadej Pogacar (Slovenia)
4 Bauke Mollema (Olanda)
5 Michael Woods (Canada)
6 Brandon McNulty (Stati Uniti)
7 David Gaudu (Francia)
8 Rigoberto Uran (Colombia)
9 Adam Yates (Gran Bretagna)
10 Max Schachmann (Germania)
(Servizio a cura di Giorgio Torre)
Media km/h: 38,42